Educatori di strada, punti di riferimento per la comunità
A tu per tu con il pedagogista Marco Piccoli

E' l'immagine di tre formatori che indossano la maglietta del progetto Stra.Te.G.I.A.Tra gli operatori protagonisti delle attività svolte nell’ambito di ‘Stra.Te.G.I.A.’ c’è anche il 27enne pedagogista piacentino Marco Piccoli. Componente del team multidisciplinare "Educatori di Strada", gruppo di liberi professionisti che collaborano con istituzioni, scuole, associazioni e parrocchie del territorio, Piccoli è personalmente operativo nelle educative di strada di Piacenza, in diverse scuole di ogni ordine e grado di città e provincia ed è presenza fissa come educatore di corridoio all’istituto ‘Volta’ di Castel San Giovanni e Borgonovo. Per quanto attiene al progetto ‘Stra.Te.G.I.A.’, Piccoli opera nell’educativa di strada a Castel San Giovanni.
Con quali obiettivi, Marco?
“L’educatore di strada mira ad essere un punto di riferimento per la comunità, un’antenna del territorio e un collante tra istituzioni, realtà del secondo e del terzo settore e cittadinanza. Nell’educativa di strada che stiamo svolgendo anche all’interno del progetto ‘Stra.Te.G.I.A.’ si cerca di diventare parte di un gruppo restando però sulla soglia, conquistando la fiducia degli adolescenti che lo compongono ma senza mascherare il proprio ruolo. Bisogna essere pronti anche ad accettare un rifiuto e a mettersi in gioco, sapendo gestire le situazioni che possono verificarsi in strada dove le dinamiche sono diverse da quelle di un servizio prestabilito in uno spazio chiuso. Con la giusta calma e una presenza costante, andando incontro alle persone con un approccio di prossimità, si riesce a diventare un punto di riferimento per i giovani e per gli adulti”.
Come si gestiscono concretamente le attività, con l’emergenza sanitaria in corso?
“L’importante è riuscire a intersecare le proposte online con quelle offline all’interno degli obiettivi del progetto, sempre nei limiti di quanto è permesso dalle normative anticontagio. Operare ai tempi del Covid-19 è possibile perché l’educativa di strada non si svolge solo fisicamente sulla strada, ma è anche un certo modo di entrare in relazione: abbiamo sempre utilizzato i social, e in questo contesto sono più che mai sono importanti. Si tratta di un lavoro non facile, ma non è difficile se si accetta che il risultato richiede un tempo non corto e l’impegno dell’intera comunità, affinché con il tempo la strada venga percepita - ribaltando la prospettiva più consueta - come luogo positivo e di crescita”.
Come stanno rispondendo gli studenti che stai incontrando in questi mesi?
“Abbiamo trovato diversi ragazzi interessati a mettersi in gioco: con loro abbiamo iniziato il percorso di formazione per fornire loro le competenze che li renderanno in grado non solo di svolgere il ruolo con i pari età previsto nell’ambito del progetto ‘Stra.Te.G.I.A.’, ma anche di disporre di strumenti utili nella vita in generale”.
Prevenire la dispersione scolastica è l’obiettivo centrale di ‘Stra.Te.G.I.A.’: quanto incidono le restrizioni in vigore?
“Da un lato, forse per la prima volta, molti studenti esprimono il desiderio di tornare a scuola, soprattutto per l’esigenza di socialità che è fisiologica nella fase dell’adolescenza. Dall’altro lato esiste il rischio di un senso di abbandono e quindi di un allontanamento da parte di ragazze e ragazzi, che non si sentono più al centro di tutto al contrario di quanto accadeva qualche tempo fa. Sono state fatte tante ipotesi, ma ad oggi non è ancora possibile dire con certezza quali saranno le ripercussioni a lungo termine di questa situazione sui ragazzi. Di certo le tecnologie hanno aiutato tantissimo, perché se tutto questo fosse successo trent’anni fa sarebbe stato più complesso rimanere in relazione mantenendo il distanziamento fisico”.
Il che rende ancora più importante il progetto ‘Stra.Te.G.I.A.’.
“L’obiettivo educativo a 360 gradi è esserci e fornire un contesto positivo, affinchè i ragazzi riescano sprigionare il loro potenziale di crescita per essere protagonisti all’interno della comunità. Al ritorno di tutti sui banchi sarà importante anche il ruolo dei docenti e dell’intero mondo adulto nel far capire a ragazze e ragazzi che la scuola è un contesto creato per loro: in questo senso, ‘andrà tutto bene’ se si farà sì che vada tutto bene”.

Comunicato del 12/01/2021